Flying Film Festival presenta Jean Gabriel Périot

 

Indagare sguardi, emozioni, soffermarsi su commozione, empatia. Ascoltare storie che si srotolano tra le strofe di canzoni e testi popolari. Un gioco di suono e immagini che, con apparente semplicità, sa trasportare lo spettatore in un viaggio attraverso i racconti, mai svelati, dei detenuti del carcere d’Orléans.

Lavoro sicuramente riuscito quello del regista francese Jean Gabriel Périot e del suo cortometraggio Nos jours absolument doivent-etre illumines. Una delicatezza che sa trasformarsi in forza con irruenza, una potenza espressiva che non lascia indifferente il pubblico.

Fuori le mura del carcere persone in ascolto, voci calde, profonde, non per virtuosismo canoro ma perché ricche di esperienza, cullano i ricordi, le speranze, di chi su quel prato di libertà forse aspetta di riunire il proprio viaggio a un destino diverso, migliore. Il canto si leva e i cantori non si palesano. Il muro divide le storie. La musica del canto le unisce. Non servono parole, commenti, il film parla direttamente ai nostri cuori e anche se non li vediamo mai, i protagonisti, sembra di conoscerli, entrano a far parte di noi come ci fossero cari.

22 minuti che cambiano la vita.

 

Roberta Nicolò
Timmagazine
30 marzo 2015